Gli strumenti

 

             Ma perché costruire quattro strumenti?  Come ogni procedimento che prevede operazioni di misura, determinare l’unità di misura di uno strumento anonimo implica una certa quantità di errore.  L’unità di misura determinate per un dato strumento non può considerarsi mai completamente accurata.  Esiste sempre una piccola differenza fra i valori nominali desunti dal database e l’unità di misura effettiva rilevata sullo strumento.  La domanda allora è: “Quale dovrebbe essere l’entità dell’errore che dovremmo aspettarci?” A questa domanda è molto difficile dare una risposta.  Un modo per rispondere alla domanda allora potrebbe essere quello di costruire quattro strumenti identici e verificare quali sono le differenze che esistono fra loro, e qual’è la differenza fra l’unità di misura calcolata per questi strumenti e quella usata per la loro costruzione.  La costruzione di un solo strumento non aiuta molto a rispondere alla domanda posta sopra.  Statisticamente l’affidabilità delle misure cresce e diminuisce l’entità dell’errore in proporzione alla radice quadrata del numero degli strumenti costruiti.  Così con quattro strumenti l’errore viene dimezzato, con nove diventa un terzo, con sedici diventa un quarto, etc.  Una decisione pragmatica ha imposto la costruzione di soli quattro strumenti! Così facendo l’errore è stato ridotto della metà, e l’affidabilità è stata raddoppiata rispetto alla costruzione di un solo strumento.

 

            I nuovi strumenti, come quelli costruiti nel diciassettesimo secolo, dispongono solo di due registri di 8 piedi.  Il loro ambito, aumentato da 45 a 51 note, va da DO a RE5, offre la possibilità di utilizzarli anche per gran parte della letteratura musicale del diciottesimo secolo.  Molti costruttori del periodo storico, incluso Guarracino, facevano strumenti dalla struttura molto leggera che poi inserivano in una pesante custodia (cassa levatoia).  Ma gli stessi costruttori producevano anche uno strumento in cui la separazione dello stesso dalla cassa era solo apparente (falsa cassa levatoia).  Per questo motivo O’Brien e Bandini hanno deciso di costruirne due esemplari per ciascun tipo.   

            Tre di questi strumenti sono stati magnificamente decorati da un artista romano, Stefano Pessione, e il quarto ancora parzialmente ‘in bianco’ sarà decorato dalla giovane artista imolese Silvia Morsiani che ha già scritto, con grande abilità, i nomi dei due cembalari, sul frontale degli strumenti (vedi dietro).  Tutte queste decorazioni, ispirate a vari temi napoletani e in particolare a Partenope, sono state eseguite interamente a mano.  Uno degli strumenti ha un dipinto nella parte interna del coperchio che mostra Partenope mentre guida un gruppo di figure mitologiche, inclusi Sebete, il dio del fiume che scorre sotto Napoli e sfocia nella Baia, Dioniso e Ceree il dio a la dea della prosperità.

            Due degli strumenti hanno piedistalli e leggii molto elaborati, gli altri due sono più semplici.  I leggii elaborati sono decorati, nella parte superiore, da una rosetta intarsiata in ebano e osso dal diametro esatto di un oncia napoletana.  Tutti gli strumenti hanno all’interno raffinate ed elaborate  decorazioni.  La tavola armonica ha rosetta molto elaborata, realizzata con strati sottilissimi di pergamena e cipresso traforati e tagliati strato per strato.  Quattro strati di cipresso si trovano sotto la tavola armonica, e tre strati di pergamena si trovano sopra.  La parte superiore include due sottili anelli in pero che danno alla rosetta un aspetto ricco e raffinato.  Queste rosette una volta assemblate fanno pensare alle grandi finestre delle cattedrali gotiche.